Parola di ragazzo: la Russia di oggi, le bande giovanili degli anni Ottanta e il successo di una serie televisiva

Marta Allevato

Il principale evento culturale della fine del 2023 in Russia è stata la serie Slovo Pacana – Krov’ na asfal’te (Parola di ragazzo – sangue sull’asfalto) diretta da Žora Kryžovnikov e dedicata alle bande criminali giovanili che negli anni a ridosso del crollo dell’Urss si erano spartite il controllo di Kazan’, capitale dell’attuale Tatarstan. Il suo successo è difficile da spiegare solo con la qualità del prodotto: dagli attori, alla colonna sonora, passando per sceneggiatura e costumi, quasi tutti concordano che si tratti di un piccolo capolavoro. Per alcuni osservatori, però, Slovo Pacana ha fatto breccia nel pubblico russo – da due anni orfano delle serie straniere dopo l’uscita di Netflix dal Paese, in seguito all’invasione dell’Ucraina – per una certa nostalgie che circonda gli anni Ottanta e Novanta, ma anche perché nelle vicende dei ragazzi perduti di Kazan’ sembra specchiarsi, con inquietanti parallelismi, anche la Russia contemporanea. 

Il “fenomeno di Kazan” e la cultura di strada

La serie porta sullo schermo il cosiddetto “fenomeno di Kazan’”, indagato dal giornalista Robert Garaev, sul cui libro Slovo pacana. Kriminalnyj Tatarstan 1970-2010 (Parola di ragazzo. Il Tatarstan criminale, 1970-2010) si è basato Kryžovnikov. Originario di Kazan’, Garaev ha un’esperienza personale diretta: negli anni Ottanta, da adolescente, diventò membro di una delle bande giovanili che si erano spartite territorialmente Kazan’ e una serie di altre città nella regione del Volga; controllavano la vita dei giovani sul loro territorio, estorcendo regolarmente denaro e commettendo stupri. Allo stesso tempo, all’interno delle bande regnava una rigida disciplina (niente droghe, alcol o fumo), che garantiva la coesione e soprattutto la prestanza nelle frequenti risse che, non di rado, diventavano veri e propri scontri di massa.

I protagonisti di Slovo Pacana sono gli studenti Andrej Vasil’ev (interpretato da Leon Kemstač), alias Pal’to – per il suo cappotto (pal’to, in russo) che lo distinguerà dagli altri fino alla fine – e Marat Suvorov (l’attore Ruzil’ Minekaev), detto Adidas Junior. Su tutti troneggia il fratello maggiore di Marat, Vova (Ivan Jankovskij), nome in codice “Adidas”. Andrej, 14 anni, vive con sua madre e la sua sorellina minore. Studia musica, ma non ha soldi per uno strumento vero: per esercitarsi disegna i tasti di un pianoforte sul tavolo. Incontra spesso, anche a scuola, ragazzi di strada che lo molestano e per proteggersi, fa amicizia con uno di loro, Marat, che lo aiuta a diventare un pacan. Entra così a far parte della banda degli ‘Universam’, capeggiata da Adidas, giovane reduce dalla guerra in Afghanistan, che ci lascia intendere di aver già visto l’inenarrabile.

“Ci si affiliava per due motivi”, ha spiegato Garaev in un’intervista, “o perché eri cresciuto nella stessa compagnia di ragazzi e non avevi altra scelta, oppure perché cercavi soluzione ad alcuni problemi”. In ogni caso, finché non eri in una banda eri solo un čušpan, un perdente, senza privilegi o protezione. Garaev ricorda soprattutto la violenza dei membri ‘anziani’ del gruppo, come Adidas della serie: ragazzi più grandi, con la traumatica esperienza della leva o addirittura della trincea, la dimestichezza con le armi e la legge del più forte. “Non ricordo i loro nomi, ma i loro pugni sì”, ha racconta il giornalista.

In realtà più che semplicemente ‘ragazzo’, pacan andrebbe tradotto con ‘ragazzo di strada’, ‘piccolo teppista’. Nonostante la stigmatizzazione da parte dello Stato sovietico, la cultura di strada aveva una profonda importanza nella società russa anche prima dei suoi giorni di gloria, negli anni Ottanta e Novanta. Le bande moderne apparvero dopo l’amnistia generale del 1953, quando i condannati per reati penali furono rilasciati dalle carceri. Molti di loro si trasferirono nelle periferie delle città, dove la cultura del teppismo e quella carceraria s’incontravano e mescolavano. Secondo il defunto attivista per i diritti dei detenuti, Valerij Abramkin, un uomo russo su quattro ha subito la detenzione o l’incarcerazione: significa che la cultura carceraria, con la sua immagine romanzata di criminali fuorilegge, canzoni e slang, è sempre stata a portata di mano in città come nei villaggi.

Generazioni di uomini, tra cui lo stesso presidente Vladimir Putin, hanno imparato alcune delle lezioni di vita più importanti nei cortili e nelle strade, in cui sono cresciuti. Nelle risse con i nemici provenienti da zone rivali imparavano a sentirsi e ad agire come “veri uomini”: resistere e colpire per primi, non mostrare mai paura e “non scusarsi mai”, come recita il motto ripetuto continuamente dai ragazzi di Slovo Pacana.

Le bande giovanili fiorirono negli anni Ottanta, in risposta allo sfaldarsi dell’ideologia comunista e di un sistema diventato obsoleto. A quel tempo, i pacany sostituirono uno Stato indebolito in molti settori e diedero vita a una sottocultura che, oltre agli obiettivi puramente pratici di protezione e divertimento, aveva qualcosa di simile a un’ideologia, con i suoi “codici d’onore”, molte volte antagonisti allo stile di vita e al moralismo predicati dalla propaganda sovietica ormai sbiadita.

Quell’ondata di criminalità generò un “panico morale” tra la popolazione: la criminalità era tradizionalmente vista come un prodotto dell’Occidente capitalista che, però, ora contagiava anche i figli dei funzionari locali e dell’intelligencija.

Negli anni Novanta, le gang giovanili divennero la base su cui nacquero i brutali gruppi criminali organizzati di Kazan’, che operarono poi in tutta la Russia e diventarono presto strumento attivo per l’attuazione del capitalismo post-sovietico, con il loro racket della protezione, la famigerata kryša.

Verso la fine degli anni Zero del 2000, già al secondo mandato di Putin al Cremlino, la violenza si era attenuata contestualmente al rafforzamento dello Stato. Gli ex capi di bande, che non erano stati uccisi o incarcerati, diventarono imprenditori o in alcuni casi anche politici. Ajrat Chajrullin, il defunto uomo d’affari e deputato della Duma del Tatarstan, è stato forse il funzionario governativo con il passato criminale più pittoresco: ex leader della banda Gazovaja-Chaleva, che prende il nome da due strade nel distretto Privolžskij di Kazan’, è morto prematuramente in un incidente in elicottero nel 2020. Due anni dopo, una piccola strada, un tempo controllata dalla sua gang, è stata ribattezzata con il suo nome. 

I pacany, da teppisti a eroi nella Russia in guerra

“Sfiducia nel governo e nella propaganda, l’impoverimento della popolazione, la sensazione di collasso”, tutto quello che c’è in Slovo Pacana “corrisponde a ciò che sta accadendo ora”, ha commentato l’analista politico tataro Ruslan Aysin[1]. Vova Adidas, veterano distrutto dell’Afghanistan e leader degli ‘Universam’ nella serie, “sembra un eroe caratteristico non più dell’Urss di Gorbačёv, ma della Russia di Putin o addirittura post-Putin”, ha rilevato il critico Anton Chitrov.

Secondo Anton Dolin[2], uno dei più famosi critici cinematografici russi, Kryžovnikov e il suo sceneggiatore Andrej Zolotarёv “hanno sentito lo spirito dei tempi”. “Questa serie non riguarda il passato, ma il presente e il futuro: la Russia è diventata uno spazio di pacany, la cui parola è l’unica legge che esiste”.  Nella serie, anche i poliziotti che mettono i bastoni tra le ruote ai ragazzi di strada non sono altro che dei pacany in uniforme.

“Questa etica violenta di strada continua a riverberarsi nella cultura e nella società russa oggi, plasmando il modo in cui le persone e lo Stato percepiscono la forza”, ha scritto il Moscow Times[3].

Per molto tempo, la narrativa putiniana si è concentrata sull’opposizione tra la stabilità della moderna Russia e il caos politico e la criminalità diffusa dei “selvaggi Anni ’90”. Con l’invasione dell’Ucraina, l’atteggiamento del potere nei confronti della violenza è cambiato. Ora è uno spettacolo quotidiano in Tv e nella vita reale: assassini e stupratori sono graziati e rilasciati dal carcere per andare a combattere; numerosi militari, sicuramente con disturbo da stress post-traumatico, ritornano a casa e iniziano a terrorizzare famigliari e vicini.

Nella sua campagna di mobilitazione per la guerra in Ucraina, oltre a laute ricompense in denaro, lo Stato fa leva proprio sulla virilità dei russi. “Sii un uomo” è lo slogan usato nei video del ministero della Difesa per reclutare soldati da mandare al fronte.

La figura del pacan è diventata la personificazione di una mascolinità guerriera, il dovere di sostenere i “nostri pacany” è alla base degli appelli lanciati al pubblico dai propagandisti in televisione e dai cosiddetti voenkory, i blogger e i giornalisti favorevoli al conflitto, che proliferano su Telegram. In questo senso, il pacan – di cui per un breve periodo è stato massimo emblema il boss dei mercenari della Wagner, Evgenij Prigožin – è diventato una figura chiave nella società russa, in tempo di guerra: sempre meno teppista e sempre più eroe.

Slovo Pacana, infine, fa esplodere a suo modo le contraddizioni sottese alla propaganda putiniana dei valori e della superiorità morale della Russia sull’Occidente. La serie si è attratta non solo lodi e ascolti, ma anche le critiche di chi, nella politica locale e federale, l’ha accusata di romanticizzare il crimine, inducendo i giovani a emulare le nefandezze dei suoi protagonisti[4]. Invece di preoccuparsi delle cause alla radice del disagio giovanile, nelle città come nelle province, le autorità e i media di propaganda fanno scattare l’allarme per il rischio di nuova violenza nelle strade, in stile anni Novanta. Questo serve da una parte, alle forze dell’ordine per ottenere il sostegno degli ambienti politici e ricevere più finanziamenti nel contrasto alla presunta minaccia e dall’altra, ai politici per creare l’illusione dell’attivismo e la necessità di “difendere” i giovani. Un ottimo pretesto, per sviluppare nuove leggi restrittive e repressive.


[1] https://www.themoscowtimes.com/2023/12/21/viral-russian-gang-drama-revisits-the-ultraviolence-of-1980s-kazan-a83516

[2] https://meduza.bypassnews.online/feature/2023/12/22/slovo-patsana-stalo-nastoyaschey-sensatsiey-anton-dolin-osmyslyaet-sluchivsheesya

[3] https://www.themoscowtimes.com/2024/01/10/from-the-streets-to-the-kremlin-russias-gang-culture-defines-strength-a83615

[4] https://meduza.io/news/2023/12/04/sk-otchitalsya-o-zaderzhanii-shesti-chelovek-po-delu-ob-ubiystve-15-letnego-shkolnika-v-irkutske-svyaz-populyarnogo-seriala-s-sovershennym-prestupleniem-ne-podtverzhdaetsya