Fabio Molin

Il conflitto russo-ucraino presenta da tempo contenuti di tipo nuovo e di profilo altamente tecnologico che vanno dal massiccio impiego degli apparati senza pilota (droni) all’introduzione di sistemi robotizzati e dall’utilizzazione di sofisticati sistemi di comunicazione e guerra elettronica alla sempre più pressante esigenza di aggregare e far pervenire in tempo reale alle unità sul terreno i dati ricavati dalle attività di intelligence, ricognizione e sorveglianza.
La necessità di adeguare di conseguenza i procedimenti di impiego e l’organizzazione delle Forze Armate è da tempo all’attenzione delle autorità di Mosca e di Kyiv. Gli ucraini sono stati estremamente tempestivi nell’attribuire un’attenzione prioritaria proprio al ruolo che i droni hanno assunto nel combattimento moderno, tanto da dare vita nei primissimi mesi del 2024 a una vera e propria componente “dedicata” con il rango di Arma autonoma, posta sotto l’egida di una “Direzione Centrale per i sistemi senza pilota” che risulta a sua volta inquadrata nello Stato Maggiore Generale di Kyiv.
Su un percorso per molti verso analogo sembra oggi avviato anche il Cremlino. L’ultima volta che in Russia si è discusso di droni pubblicamente ad alti livelli è stato in occasione del Collegio del Ministero della Difesa che si riunì, in formato cosiddetto “allargato”, nel dicembre 2024. Nella circostanza, Vladimir Putin richiamò l’imprescindibile urgenza della sollecita integrazione di droni, robot e altre tecnologie moderne nella dottrina e nella pratica corrente delle Forze Armate. Da parte sua, sempre nella stessa occasione, il ministro della Difesa Belousov affermò che entro il terzo trimestre del 2025 sarebbe stata costituita una nuova Arma denominata, con ogni probabilità, “Forze dei sistemi senza pilota” (“Vojska bespilotnych sistem“). Nell’occasione Belousov precisò altresì che Mosca disponeva già di circa 3.500 droni in servizio nelle unità e nei reparti.
Visto che la decisione politica è stata assunta, rimane solo da stabilire come andrà a collocarsi questa nuova componente nella struttura ordinativa dello strumento militare russo: se, cioè, essa avrà il rango di Forza Armata a sé o di “Arma indipendente” (al pari delle Truppe Aviotrasportate e delle Forze Missilistiche Strategiche, che detengono da tempo tale status nelle Forze Armate russe) oppure se sarà semplicemente una componente inquadrata nelle Forze Terrestri.
La prima opzione sembra la meno plausibile: appare difficile, infatti, che Mosca modifichi la propensione ormai consolidata di attribuire il rango di Forza Armata alle sole Forze Terrestri, Forze Navali e Forze Aerospaziali. Le altre due possibilità appaiono teoricamente più praticabili. Il neo-nominato Comandante delle Forze Terrestri russe, il Generale Andrej Mordvičev, è noto come risoluto sostenitore dell’impiego dei droni sul campo di battaglia in stretta unità d’azione con i reparti: si è dimostrato tale in più occasioni e, in particolare, nelle operazioni – da lui dirette – che hanno portato nel 2024 i russi alla conquista della città di Avdiivka (Donbas): egli sarebbe quindi perfettamente pronto a introdurre formalmente questa componente nella Forza Armata che dirige. Al contempo, è innegabile che i droni siano ormai divenuti importantissimi in tutti gli ambienti e le dimensioni della guerra moderna, ragion per cui va presa in ancor più seria considerazione l’eventualità che la futura componente russa di apparati senza pilota assuma un profilo interforze e interagisca, in qualità di Arma indipendente, con l’intero spettro delle Forze Armate.