Gli “impatriati” del putinismo

Julija Achmedova, Novaja Gazeta Evropa

Illustration: Yulia Krasnikova / Novaya Gazeta Europe

Illustrazione di Alisa Krasnikova

l Cremlino ha introdotto un visto etico-spirituale per gli stranieri provenienti da paesi “ostili” e ha incaricato l’ex spia Maria Butina di promuovere questo programma. Chi ne è stato attirato?

All’inizio di gennaio nella biblioteca della città di Šuja nella regione di Ivanovo, immigrati provenienti da Germania, Belgio, Austria, Stati Uniti e altri paesi occidentali si sono riuniti per discutere le loro prospettive di vita in Russia. Sono tutti immigrati ideologici che sono venuti nella Federazione Russa a causa  del disaccordo con la politica  del loro Paese.

Uno degli organizzatori dell’incontro era un’ex spia russa negli Stati Uniti, e ora deputato della duma di Stato Maria Butina. Come ha scoperto la “Nuova Europa”, Butina è impegnata nella creazione di un’intera infrastruttura per attirare gli stranieri a trasferirsi in Russia  dopo che un decreto speciale di Putin ha introdotto visti “spirituali e morali” per persone provenienti da paesi “ostili”.

Per aiutare tali migranti, è stato creato un ente guidato dalla Butina. È anche impegnata nell’organizzazione di tour “dimostrativi “nelle città della Russia in modo che gli stranieri si traferiscano lì. Inoltre, sotto il patrocinio di Butina, i nuovi migranti lodano attivamente la vita in Russia su Tik Tok e su altre piattaforme. Ci sono anche espatriati meno pubblici come un paio di accademici portoghesi.

Il motivo per cui questi stranieri vengono attratti da Putin sono davvero i valori “spirituali” o si tratta di qualcos’altro?

“Parlerò in vivavoce perché sono molto, molto impegnata. Anche adesso le sto parlando e contemporaneamente lavoro”.

Sjan, 45 anni, inizia in maniera veloce ed emozionata la conversazione (tutti i nomi dei personaggi sono stati cambiati per motivi di sicurezza). È una trader professionista di criptovalute.

Nell’autunno del 2024 è andata a vivere a Mosca da un paese asiatico (Sjan chiede di non nominare quale) che la Russia aveva inserito nei Paesi “ostili”.

Secondo Sjan è stato il lavoro che l’ha spinta a saperne di più sulla Russia, perché per fare trading in borsa ha bisogno di monitorare costantemente le notizie riguardanti l’economia e il tasso di cambio. Ma, ci dice, “c’è sempre stata un’immagine distorta della Russia e dei russi, nei media mainstream del mio paese d’origine”. E questo contrastava con ciò che sapeva dei suoi colleghi russi: “persone decenti, oneste e determinate”.

“Il mio paese è un vassallo dell’America. Qualunque cosa facciano gli Stati Uniti, i politici e i media nella mia patria lo considereranno giusto. Sebbene ovunque l’America invada -Afghanistan, Siria – ovunque porta il caos. Dicono che i russi sono degenerati empi che uccidono le persone, ma questo non è vero”, afferma.

Nel 2014, Sjan si è imbattuta nel canale televisivo RT e ha iniziato a guardarlo regolarmente. Lì vide un punto di vista «alternativo» sull’annessione della Crimea, sugli eventi nel Donbass e in generale sulla Russia.

“Sono molto interessata alla vita del presidente Putin. Penso che sia molto intelligente, mi piace ascoltare, il modo in cui parla. Si differenzia dagli altri politici, perché non ha fa discorsi privi di significato, prende decisioni strategiche a lungo termine, mentre in Occidente i politici sono molto confusi e non vedono il quadro generale.”

A casa sua Sjan non era soddisfatta del costo elevato della vita. Anche se il reddito di Sjan era piuttosto elevato anche per gli standard locali, non poteva comunque permettersi di acquistare una casa propria.

Sjan ha iniziato a seguire più da vicino l’agenda russa e alla fine ha preso in considerazione l’idea di trasferirsi, ma ottenere un visto di lavoro o di studio per la Russia si è rivelato molto difficile.

“Sai, è stato così difficile per me a causa degli ostacoli burocratici che a un certo punto ho deciso di rivolgermi a Dio”, racconta inaspettatamente l’affabile ed energica Sjan, pur precisando di non essere particolarmente religiosa. “Ho detto: “Dio, se la Russia è davvero il luogo in cui vuoi che io viva, allora dammi l’opportunità di andarci“. Il giorno dopo è arrivato il decreto del presidente Putin”.

La donna ha scritto al consolato russo nel suo Paese dicendo che voleva un visto spirituale e morale. Nell’ottobre 2024 il visto era pronto. Con quello, Sjan si è recata a Mosca e ha immediatamente richiesto un permesso di soggiorno temporaneo.

“Mosca si è rivelata ancora migliore di quanto avessi immaginato. È una città molto tecnologica e moderna. Anche se trovo che le persone a Mosca siano un po’ egoiste. Ma nel complesso mi piace tutto. Il cibo qui è molto buono, non troppo salato e piccante, come in Asia. E non ci sono OGM, giusto?”. Aggiunge Sjan.

La donna continua a lavorare online, il che le permette di mantenere il suo reddito abituale. A Mosca, tuttavia, può permettersi molto di più con i soldi che ha, e stima che lo stesso stile di vita del suo Paese d’origine le costi tre volte meno.

Gli stranieri che si sono trasferiti in Russia da Paesi economicamente meno sviluppati sono  sempre stati numerosi. Ma la propaganda ha iniziato a prestare particolare attenzione a loro dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina. Nel febbraio 2024, i media del Cremlino hanno raccontato che durante una sessione plenaria del forum “Idee forti per tempi nuovi” Vladimir Putin è stato avvicinato da Irene Cecchini, una studentessa italiana del MGIMO. La studentessa ha detto di essere “innamorata della Russia” e ha chiesto al Presidente  di rendere più facile per gli stranieri trasferirsi in Russia.

“Propongo una nuova parola russa: impatriazia (impatrio), tutto questo sarebbe favorevole alla Russia”, ha detto la ragazza.

Putin si è detto d’accordo e sei mesi dopo ha firmato il decreto n. 702 “Sul sostegno umanitario alle persone che condividono i valori spirituali e morali  tradizionali russi”

Secondo il documento, gli stranieri possono ora ottenere un cosiddetto visto spirituale e morale per l’ingresso. Per farlo è sufficiente acquistare un’assicurazione medica e firmare una dichiarazione in cui si dichiara  di trasferirsi perché non si accetta la politica del proprio Stato, che “impone atteggiamenti ideologici che contraddicono i valori spirituali e morali tradizionali russi”.

All’arrivo in Russia un migrante ideologico deve richiedere un permesso di soggiorno di tre anni. La differenza caratteristica di questo tipo di permesso di soggiorno è che per ottenerlo non è necessario superare un esame di conoscenza della lingua russa, della storia e delle basi della legislazione russa. Inoltre, non è necessario richiedere l’inclusione nella quota approvata dal governo per la residenza in una determinata regione. Tutto questo è stato abolito per semplificare la vita dei migranti “vicini di spirito”.

Negli altri casi, il permesso di soggiorno viene rilasciato nell’ambito della quota stabilita annualmente dal governo russo, che la distribuisce tra le regioni tenendo conto della situazione demografica e delle capacità delle entità costitutive della Russia. In altre parole, uno straniero deve venire in una certa regione e fornire un documento che confermi la conoscenza della lingua russa, della storia e delle basi della legislazione russa.

Al di fuori della quota, possono ottenere un permesso di soggiorno solo i coniugi o i figli minorenni di cittadini russi, di cittadini dell’Ucraina, della Moldavia e del Kazachstan, nonché le persone che si trasferiscono nell’ambito del programma statale di reinsediamento dei connazionali o che sono arruolate nell’esercito russo.

Il permesso di soggiorno spirituale e morale dà diritto a lavorare in Russia, ad aprire un’attività commerciale senza la registrazione di una persona giuridica e ad accedere ai servizi medici nel luogo di registrazione della residenza. Tuttavia, possono contare su tutto questo solo i cittadini di “Paesi ostili” le cui politiche “impongono atteggiamenti ideologici neoliberali distruttivi”. L’elenco di tali Paesi comprende Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda, Australia, Corea del Sud, Giappone, Singapore, Taiwan, Regno Unito e quasi tutti gli Stati europei ad eccezione di Ungheria e Slovacchia.

Questi ultimi due hanno effettivamente politiche di genere più conservatrici, ma la ragione principale della loro esclusione dalla lista è che le autorità ungheresi e slovacche sono sostenitrici del regime di Putin.

Tuttavia, ai migranti non viene fornito alcun sostegno finanziario e sociale da parte dello Stato russo, per cui potrebbe essere loro richiesto di fornire la prova delle fonti di reddito o delle risorse finanziarie sufficienti al momento della richiesta del permesso di soggiorno.

Teo, 35 anni, ha ricevuto un visto spirituale e morale all’inizio del 2025 e intende trasferirsi a San Pietroburgo nei prossimi giorni. L’uomo ha visitato Mosca come turista nell’ottobre 2021, quando il suo paese natale, il Belgio, era ancora sottoposto a rigide restrizioni a causa del coronavirus. In Russia, ha detto, le cose erano molto più libere all’epoca.

“È stato incredibile vedere come un Paese che dovrebbe essere super chiuso e restrittivo nei confronti di tutti, abbia imposto meno restrizioni e sia stato meno insistente sulle vaccinazioni”, si è meravigliato Theo. – Sebbene la Russia abbia sviluppato il suo vaccino e lo abbia offerto alle persone, ha lasciato che queste decidessero da sole e non ha obbligato tutti a vaccinarsi come il Belgio e altri Paesi”.

Secondo Teo, a quel tempo conosceva già molte cose sulla Russia grazie alla letteratura, quindi aveva “una visione diversa della Russia rispetto alla maggior parte degli occidentali”. Ciò si sovrapponeva alla sua insoddisfazione per le politiche di genere in Belgio e, più in generale, in Europa occidentale.

“Qualche anno fa, le scuole francofone in Belgio hanno introdotto un corso di educazione sessuale in cui si dice ai bambini che possono scegliere il loro sesso. Naturalmente, è possibile ingannare il sistema dicendo che il proprio figlio è malato per saltare questo modulo. Ma questo trasforma comunque le scuole in campi di lavaggio del cervello. E non c’è nulla di liberale in questo”, dice l’uomo.

Allo stesso tempo, Teo non ha né figli né una compagna, perché dice che potrebbero disturbare i suoi piani di trasferimento in Russia, a cui ha iniziato a pensare dopo quel viaggio turistico.

Teo ha cercato di trovare un lavoro in Russia – nel settore informatico, dove ha più di dieci anni di esperienza. Ha inviato più di 50 risposte alle offerte di lavoro, ma è stato respinto ovunque. Teo ritiene che le candidature dei belgi dall’estero non siano state prese sul serio. Ha anche pensato a un visto per studenti, ma “non voleva studiare di nuovo a 30 anni”. Pertanto, il visto spirituale e morale, che rende molto più facile trasferirsi in Russia, è stato “un vero regalo” per lui.

Non appena la legge è entrata in vigore, Teo ha lasciato il suo lavoro a Bruxelles e ha iniziato a prepararsi per il trasferimento. Tra questi c’era anche l’apprendimento del russo. Ora l’uomo sa già leggere il russo, ma spera ancora di trovare un lavoro in inglese.

“Le società occidentali sono società governate dall’autocensura. Molte pressioni sociali costringono le persone a fare o a non fare certe cose. Per esempio, non posso dire apertamente che non mi piacciono le politiche di genere. Tutti mi guarderebbero come una reincarnazione di Hitler. Non è una censura ufficiale, ma la censura pubblica ti mette a tacere”, dice il belga.

Il Servizio Statistico Federale non pubblica informazioni su quante persone siano immigrate in Russia da Paesi ostili dopo il febbraio 2022. Tuttavia, secondo Maria Butina, responsabile dell’organizzazione “Welcome to Russia” creata appositamente per aiutare gli immigrati da Paesi “ostili”, queste persone sono quasi tremila. La maggior parte di loro (31%) proviene dalla Germania. Seguono gli Stati baltici – Lituania, Lettonia ed Estonia. L’Italia completa la top five. Inoltre, come dice Butina, “cifre molto serie per il reinsediamento” da Francia, Canada, Stati Uniti e Australia.

La stessa Maria Butina è diventata ampliamente nota al pubblico dopo il suo arresto nel 2018 negli Stati Uniti.

È accusata di aver condotto attività cospiratorie sul territorio statunitense nell’interesse della Russia e di non essersi registrata come agente straniero. In altre parole, era una spia russa negli Stati Uniti.

Secondo la versione dell’inchiesta, la donna ha fatto conoscenza con politici repubblicani nell’interesse di “un rappresentante di alto livello del governo russo”.

Nell’aprile  2019 è stata condannata a 18 mesi di carcere, ma già a Ottobre è stata rilasciata ed espulsa in Russia. Butina è stata accolta dalla portavoce del Ministero degli esteri russo Marja Zakharova. Fotografie e video del suo ritorno “trionfale” hanno fatto il giro dei media di tutto il mondo.

Tornata in patria, grazie alla sua esperienza in un carcere americano, Butina si è impegnata  per la prima volta nella difesa dei diritti dei detenuti in Russia. È stato allora che ha visitato Alexej Navalnyj nel campo di prigionia, dopo di che ha dichiarato che il politico si lamentava ingiustamente delle proprie condizioni di detenzione. Nello stesso periodo, Butina ha iniziato a lavorare per il canale televisivo RT. Nel 2021 è diventata membro della Duma di Stato, ma in questa posizione non si è distinta per le sue attività.

Butina è riapparsa nel campo dei media solo nel novembre 2024, quando ha promosso l’organizzazione per aiutare i migranti  provenienti dai Paesi  “ostili”.

Oggi, l’ex spia parla attivamente di questa iniziativa in russo e in inglese in numerose  interviste sia con i media statali che con i blogger su YouTube con un piccolo numero d’iscritti.

Ha anche un suo progetto speciale su RT, per il quale intervista  questi immigrati.

Butina non ha risposto alla richiesta di questo giornale, ma in una conversazione con People of Baikal ha detto di essere stata coinvolta in questa vicenda “diciamo involontariamente”, a causa del fatto che gli americani l’hanno resa una “prigioniera politica”, rendendola così famosa “a livello internazionale”. Si presume che questo sia il motivo per cui, tra tutti i politici russi, gli stranieri conoscono solo lei e si rivolgono a lei.

Periodicamente, Marja Butina, compie una sorta di tour dimostrativo.

Uno di questi ha avuto luogo di recente: subito dopo Natale i media della regione di Ivanovo hanno pubblicato un filmato della biblioteca della piccola città di Šuja. Mostrava Marja Butina seduta in compagnia di persone giunte in Russia da Paesi “ostili” – Germania, Austria, Gran Bretagna, Belgio – e il governatore Stanislav Vozkresenskij che parlava loro delle possibilità della regione di Ivanovo.

Di norma, i migranti ideologici si stabiliscono soprattutto a Mosca e San Pietroburgo; anche il Territorio di Krasnodar, Primorye e Nizhny Novgorod sono molto richiesti. Quest’ultima ha persino aperto un’agenzia speciale per l’impiego di specialisti trasferitisi da Paesi “ostili”. Secondo Butina, mentre prima la Russia “si concentrava sul taglio dell’immigrazione indesiderata dall’Asia centrale”, ora ha “il compito opposto: attrarre familiari altamente qualificati dai Paesi occidentali”.

Butina va in tour, come lei stessa afferma, come parte dello sviluppo di “programmi per promuovere altre destinazioni”, per mostrare agli stranieri altre regioni. In particolare, i recenti viaggi a Shuyu e Gavrilov Posad nella regione di Ivanovo sono legati a questo.

Nei tour dimostrativi la compagnia di Butina è composta da stranieri che si sono già felicemente reinsediati in Russia. Di norma, si tratta delle stesse persone – e tutte sono molto attive nel mantenere i propri blog su vari social network, dove parlano della meravigliosa vita in Russia.

Una delle più importanti è Alexandra Jost. Suo padre è americano e sua madre è russa. Come racconta Alexandra nei suoi social network, è nata a Hong Kong, poi la sua famiglia si è trasferita negli Stati Uniti e la ragazza ha studiato in Belgio. Ma all’età di 19 anni, la Jost ha provato a trascorrere un anno a San Pietroburgo e le è piaciuto così tanto che ha deciso di trasferirsi definitivamente in Russia.

La ragazza aveva inizialmente un canale YouTube, ma la piattaforma lo ha rimosso “senza spiegazioni”. “Sembra che ogni video positivo sulla Russia venga bollato come propaganda. Ma come tutti sappiamo, i russi non si arrendono! E io non tacerò”, ha scritto Jost sotto il video sul suo nuovo canale. Ora ha più di 150.000 abbonati su TikTok, che ha parzialmente smesso di funzionare in Russia nel marzo 2022, ma gli utenti trovano ancora il modo di accedere completamente ai contenuti.

I video di Jost stanno ottenendo milioni di visualizzazioni. La ragazza parla in inglese di luoghi, natura e tradizioni russe. A prima vista, si tratta di un normale blog di lifestyle sulla vita in un nuovo Paese, ma in quasi tutti i suoi video la Jost non dimentica di dire che, rispetto alla Russia, in Occidente le cose vanno molto peggio.

Dalla regione di Ivanovo la ragazza ha realizzato anche diversi video, in particolare sull’incontro con gli stranieri che si trasferiscono in Russia, su come i cristiani ortodossi celebrano il Natale e sul fatto che, nonostante le sanzioni, anche i piccoli negozi in Russia hanno tutti i prodotti necessari.

I blogger simili a Jost si occupano anche dell’argomento più urgente per chi ha deciso di trasferirsi in Russia: l’agenda di genere in Occidente. Allo stesso tempo, l’attenzione si concentra in particolare sui casi di emarginazione. Uno degli esempi più eclatanti delle narrazioni russe è l’affermazione che in Occidente i bambini possono presumibilmente cambiare sesso senza il permesso dei genitori o sotto pressione a scuola. Mentre in realtà tali procedure mediche sono estremamente rare tra i minori e vengono effettuate solo dopo consultazioni approfondite che coinvolgono genitori e medici.

Ma l’argomento finisce per raggiungere i suoi destinatari. Così Xiang, 47 anni, pur non avendo figli propri, non perde occasione per dire che è indignata dal fatto che l’istruzione nel suo Paese sia “troppo americanizzata” e che ai suoi nipoti venga fatto il “lavaggio del cervello” a scuola sulla LGBT e sulla possibilità di cambiare sesso. Theo, 35 anni, fa notare che gli piace che il 2024 sia stato dichiarato da Putin l’anno della famiglia in Russia, cosa che secondo lui dimostra l’impegno verso i valori che condivide.

“Durante l’anno, la famiglia è stata al centro della politica russa. Si è discusso di come rendere la vita più facile alle famiglie, di come incoraggiare le persone ad avere più figli. Possono sembrare solo chiacchiere. Ma è un punto di partenza, dopo il quale ci saranno leggi che renderanno la vita più facile alle persone che vogliono una vita tradizionale con le loro piccole famiglie con bambini. Ed è proprio questo che noi, in Europa occidentale, non abbiamo”, afferma.

Secondo Theo, oltre al fatto che semplicemente non gli piace la politica di genere del Belgio, la legislazione del suo Paese non motiva le persone ad avere figli, anzi. A riprova di ciò, cita il fatto che il congedo di maternità in Belgio, come la media degli altri Paesi dell’UE, dura solo tre mesi. Poi entrambi i genitori hanno il diritto di prendere un congedo di maternità fino a quattro mesi. In Russia, invece, il congedo di maternità dura in media quattro mesi e mezzo e il congedo parentale fino a tre anni.

Come per altri migranti ideologici, per il ventiseienne Leon la politica di genere è stata una delle ragioni del suo trasferimento. Dice di non avere “alcun problema” con i membri della comunità LGBT, purché “non impongano” le loro opinioni alla società.

“Si pensa che in Francia non ci sia censura, ma in realtà le persone hanno semplicemente imparato a non dire quello che pensano ad alta voce. Ecco perché nessuno si esprime contro la politica di genere o l’aggressività dell’Islam. Se si inizia a parlarne, non si va in prigione, ma la gente si allontana da noi”, dice Leon.

Ricorda i Giochi Olimpici in Francia come esempio. La cerimonia di apertura, secondo lui, è stata grandiosa fino a quando non si è trasformata in “una specie di spettacolo da baraccone”. Léon ritiene che in Francia non sia possibile dire apertamente che lo spettacolo non è piaciuto senza rischiare un giudizio morale.

La Russia, invece, secondo Leon, è un Paese più liberale, dove le persone hanno accesso a fonti di informazione alternative. Anche se ammette di non essere profondamente immerso nella realtà russa, “sente che la Russia è buona come la Francia”.

Negli ultimi cinque anni Leon ha vissuto tra la Francia e la Russia, perché quando è arrivato a San Pietroburgo come studente in scambio un paio di anni fa, non solo si è “innamorato del Paese”, ma vi ha anche trovato una fidanzata.

“La Russia mi ha aperto gli occhi su alcune cose”, ammette Leon. – Ad esempio, come può essere organizzata la vita in termini di accesso ai servizi, comfort e sicurezza. In Francia c’è un grosso problema con quest’ultimo aspetto, per il quale il mio governo non sta prendendo provvedimenti. In Russia, invece, si può uscire per strada in qualsiasi momento senza avere la sensazione di rischiare la vita e sapendo che se succede qualcosa, la polizia aiuterà e la giustizia interverrà”.

Alla domanda se sia a conoscenza di casi di agenti di polizia russi che hanno oltrepassato la loro autorità – quando, ad esempio, piazzano deliberatamente della droga per ottenere promozioni, o torturano e stuprano i prigionieri nelle carceri – Leon si limita a notare di aver sentito un paio di storie di alto profilo, ed è “dispiaciuto che alcune persone stiano creando una cattiva reputazione per un lavoro così importante”.

Leon è un ingegnere informatico, dopo gli studi sperava di trovare lavoro in un’azienda occidentale in Russia, ma è iniziata la pandemia di coronavirus ed è dovuto tornare in Francia. Poi è iniziata l’invasione su larga scala dell’Ucraina, che ha spinto tutti i potenziali datori di lavoro di Leon a lasciare il Paese.

E sebbene stia imparando il russo, il suo livello non è ancora sufficiente per lavorarci. Per molto tempo si è recato in Russia con un visto turistico, in base al quale non poteva rimanere nel Paese per più di tre mesi. Ma ha continuato a seguire l’agenda russa “attraverso i canali in lingua inglese su Telegram”.

“Ora sento di potermi identificare con i valori russi e quindi ho il diritto di richiedere un visto spirituale e morale”, spiega l’uomo. È vero, dice, è piuttosto difficile registrarsi presso il consolato russo in Francia . Leon presume che questo sia dovuto al fatto che tra i suoi connazionali ci sono molte persone che vogliono trasferirsi in Russia.

Léon sta anche valutando la possibilità di avviare un’attività in proprio in Russia perché in Francia è molto più difficile farlo: tasse più alte, ostacoli burocratici e una protezione troppo elevata per i dipendenti, che impedisce all’azienda di essere flessibile, secondo lui. Inoltre, Leon ritiene che l’economia russa sia molto forte e gli piace la “visione economica” di Vladimir Putin.

“Penso che il futuro della Russia sia più luminoso di quello dell’Occidente. E sì, questo mi ha aiutato a prendere la decisione di venire in Russia”, ammette l’uomo.

Questo giornale ha già scritto in precedenza di tedeschi che si trasferiscono dalla Germania alla Russia – discendenti di tedeschi etnici che vivevano nelle repubbliche sovietiche. Le ragioni che li hanno spinti a trasferirsi sono diverse: sono state citate anche le politiche di genere e i problemi interni sotto forma di tasse elevate, aumento dei prezzi e accesso limitato alle medicine.

Margarita Zavadskaya, politologa e ricercatrice senior presso l’Istituto finlandese per gli affari internazionali (FIIA), sottolinea che la motivazione delle persone che decidono di trasferirsi in Russia è in realtà costituita da fattori piuttosto casuali.

In primo luogo, è evidente che queste persone non conoscono bene il contesto burocratico russo, che è sempre stato molto ostile nei confronti degli stranieri. “Quando si arriva come turisti, questo non si vede, perché le questioni relative alla registrazione dell’immigrazione sono gestite dagli alberghi. Ma non appena le ragioni per cui si soggiorna nella Federazione Russa cambiano, bisogna fare un gran numero di cose manualmente, e non c’è nessuna infrastruttura in inglese che possa aiutarci”, osserva Zavadskaya, che in passato ha lavorato con gli espatriati presso un’importante azienda internazionale in Russia.

Queste sono esattamente le difficoltà che la nostra eroina, la cripto-trader Xiang, ha già incontrato. All’arrivo a Domodedovo, è stata trattenuta per oltre un’ora con un gruppo di altri migranti. In quel momento, Xiang non conosceva affatto il russo e non capiva nulla. Per questo motivo, a causa dello stress, quando le sono stati restituiti i documenti, non li ha nemmeno controllati. In seguito si scoprì che il personale dell’aeroporto aveva inserito dati errati nella sua carta d’immigrazione. Xiang è dovuta tornare a Domodedovo tre volte per correggere l’errore, ma ogni volta i funzionari doganali si sono rifiutati di aiutarla fino a quando non ha presentato un reclamo contro di loro.

“I funzionari della dogana hanno cercato di respingermi. È molto strano che le persone lavorino in questo modo, pensavo che i russi avessero standard molto elevati, ma in realtà si è rivelato un atteggiamento infantile nei confronti del lavoro”, si è lamentata Xiang.

La donna si è anche chiesta perché i funzionari dell’immigrazione non le abbiano parlato in inglese, le abbiano proibito di usare un interprete e abbiano invece usato il linguaggio dei segni. Nonostante la loro “ferocia”, Xiang è riuscita comunque a richiedere il permesso di soggiorno e ora aspetta e spera in una risposta positiva.

In secondo luogo, secondo Margarita Zavadskaya, i potenziali migranti sono accomunati dal conservatorismo e dalla non accettazione dell’agenda emancipatoria che ha iniziato a guadagnare popolarità negli anni 2010. La propaganda russa ha percepito la riluttanza di alcune persone a riconsiderare le proprie opinioni nella società dell’esodo e la sta sfruttando attivamente. In altre parole, l’insoddisfazione espressa dal concetto di “valori tradizionali” può essere effettivamente uno dei motivi del trasferimento.

In terzo luogo, Mosca e San Pietroburgo per un turista, per una persona non fortemente immersa nel contesto, sono un paradiso per i consumatori. Ma l’esperienza di un turista e l’esperienza di vita nella Federazione Russa di uno straniero che non conosce il russo, senza parenti locali e senza un sistema di supporto sono cose completamente diverse.

Anche se finora, quando le viene chiesto se è delusa dalla sua decisione di trasferirsi, la stessa Xiang assicura che non lo è, e aggiunge che i problemi con il servizio di migrazione sono solo piccoli contrattempi. Inoltre, Xiang ha già iniziato a imparare il russo per poter viaggiare in Russia. Anche se Mosca le piace molto, tra un paio d’anni vorrebbe trasferirsi in campagna perché è semplicemente stanca della vita di città.

“L’ideale sarebbe vivere vicino a una pineta, perché mi piace molto l’odore dei pini. Ma dato che non so guidare, non sono sicura che sia una soluzione pratica vivere da sola in mezzo a una foresta. Quindi ho intenzione di passare la lingua russa in modo da poter prendere anche lezioni di guida, e poi vedremo”, racconta la donna.

“Le persone sono molto deluse dalle condizioni e dalla vita nel Paese d’origine. Se parliamo dell’UE, gli effetti della crisi finanziaria, dopo la quale c’è stata anche la crisi migratoria con tutta la retorica negativa che c’è stata intorno. Sappiamo bene che in alcuni Paesi europei e negli Stati Uniti ci sono luoghi in cui l’ingresso fa paura. L’uno non è direttamente collegato all’altro, ma le cause del disagio economico o culturale possono essere facilmente attribuite a chi non ha nulla a che fare con esso”, afferma Margarita Zavadskaya, aggiungendo che il Cremlino è talvolta abile nell’individuare i focolai di malcontento e nell’attingervi con la propria agenda.

Per i Paesi del Sud globale, osserva la politologa, l’agenda anticoloniale e antiamericana del Cremlino ha maggiori probabilità di funzionare. A queste persone sembra quindi che la Russia sia una sorta di paradiso perduto. Ma, come sottolinea Zavadskaya, la parte tragica della situazione è che le persone sono sempre alla ricerca di un paradiso perduto, pensando che un posto sia migliore del loro.

“Queste persone pensano così della Russia semplicemente perché non ci hanno mai vissuto. Nel tentativo di risolvere alcuni loro problemi interni, attribuiscono a questo luogo proprietà che in realtà non ha”, conclude il politologo.

Traduzione di Beatrice Doddi

Pubblicato originariamente su “Novaja Gazeta Evropa”