A Berlino, in migliaia contro Putin

Il 17 novembre si è svolta nella capitale tedesca, Berlino, una marcia contro la guerra in Ucraina, convocata dagli ex prigionieri politici russi Il’ja Jašin e Vladimir Kara-Murza, e dalla vedova dell’oppositore Aleksej Naval’nyj, Julija Naval’naja. Secondo le autorità tedesche, 1.800 persone hanno marciato per il centro di Berlino con bandiere bianco-blu-bianche, i colori diventati simbolo dell’opposizione all’invasione dell’Ucraina.

La manifestazione chiedeva il ritiro delle truppe di Mosca dal territorio ucraino, un processo a carico di Vladimir Putin per crimini di guerra e la liberazione tutti i prigionieri politici in Russia.

Critiche alla marcia sono arrivate per il fatto non solo che in piazza ci fossero anche bandiere col tricolore nazionale russo, ormai associato all’aggressione all’Ucraina, ma anche per le parole degli organizzatori dell’evento che non si sono espressi in modo chiaro a favore del sostegno, anche militare, dell’Occidente a Kiyv.

L’ambasciatore ucraino in Germania, Oleksiy Makeev, ha criticato l’iniziativa, definendola una “marcia senza dignità e senza conseguenze”, denunciando che la manifestazione illustra la “debolezza” dell’opposizione russa. Dalle colonne del quotidiano Zeit, Makeev ha sostenuto che Jašin, Navalnaja e Kara-Murza non stanno facendo abbastanza per appoggiare Kyiv e invitare i loro concittadini a protestare in Russia.

L’inviato speciale di Novaja Gazeta Europa, Il’ja Azar, ha partecipato alla marcia a Berlino, riferendo che gli slogan e l’atmosfera dell’evento gli hanno ricordato le manifestazioni del 2012 di Piazza Bolotnaja a Mosca. Di seguito una sintesi del suo reportage, pubblicato dalla Novaja Gazeta Europa il 18 novembre qui https://novayagazeta.eu/articles/2024/11/18/pochuvstvovat-sebia-ne-odinokimi

Il’ja Azar

“Sentirsi meno soli”

Perché i russi contrari alla guerra hanno marciato a Berlino e cosa ne è scaturito?

Il 17 novembre, nella capitale tedesca, si è tenuta una marcia contro la guerra, promossa dagli ex prigionieri politici Il’ja Jašin e Vladimir Kara-Murza, insieme alla vedova del politico Aleksej Naval’nyj, Julija. Diverse migliaia di russi hanno sfilato nel centro di Berlino con bandiere bianco-blu-bianche (ma c’erano anche alcuni tricolori) e con richieste di ritirare le truppe russe dall’Ucraina, processare Vladimir Putin come criminale di guerra e liberare tutti i prigionieri politici. Si è parlato poco dell’Ucraina e delle richieste degli attivisti espatriati, ma è stato promesso che ci sarebbero stati ulteriori incontri.

Nel parco Henriette Herz, dove nel pomeriggio si sono riuniti i partecipanti alla prima grande marcia dei russi contrari alla guerra in esilio, alcuni personaggi hanno catturato l’attenzione: un uomo calvo vestito da gigante Gandalf con il cartello “Putin shall not pass”, attivisti del movimento “Vesna” con grandi tricolori russi, e donne con cappellini di stagnola.

“Perché i cappellini?” ho chiesto a una di loro. “Ci piacciono! Siamo state ispirate da alcune insegnanti russe”, ha risposto, presentandosi come Ludmila Stokovskaja-Pjatigorskaja, giornalista polacca e vedova del filosofo russo Aleksandr Pjatigorskij.

Mentre la folla marciava, le discussioni sull’uso del tricolore russo sono diventate inevitabili. Alcuni partecipanti lo consideravano un simbolo dell’aggressione, mentre altri lo vedevano come un segno d’amore per la propria patria, distinto da Putin. “La Russia è più grande di Putin,” ha detto un manifestante, aggiungendo che il tricolore rappresenta il Paese, non il suo leader.

Un partecipante con una bandiera di guerra ucraina e simboli anti-russi ha espresso la sua indignazione per la presenza del tricolore russo, considerandolo offensivo data la situazione.

Durante il corteo, i promotori hanno fatto diversi discorsi lungo il percorso, salendo su un tavolo posizionato su un camion. Il’ja Jašin, noto per il suo attivismo, ha lanciato slogan come: “Putin è un criminale di guerra, deve essere processato!” e “Libertà per i prigionieri politici!” Julija Naval’naja ha dichiarato: “Putin non appartiene al Cremlino, ma alla prigione.”

Molti partecipanti hanno confessato di essere venuti per “sentirsi meno soli”. Un’attivista ha detto: “Questo è un modo per dimostrare che i russi non sono tutti uguali a Putin.”

Alcuni hanno criticato la mancanza di enfasi sull’aiuto all’Ucraina, suggerendo che la marcia fosse più contro Putin che a sostegno del popolo ucraino. Tuttavia, altri hanno sottolineato che l’unità era l’obiettivo principale.

La marcia si è conclusa davanti all’ambasciata russa a Berlino, dove gli organizzatori hanno ribadito le loro richieste principali: ritirare le truppe dall’Ucraina, processare Putin e liberare i prigionieri politici. La partecipazione ha dimostrato che, nonostante tutto, c’è ancora un movimento russo contro la guerra all’estero, unito dalla speranza di una Russia libera.