La filosofia russa nella bufera

Daniela Steila

A due anni dall’aggressione all’Ucraina, nella filosofia russa si delineano tre campi principali. Un primo gruppo, piuttosto consistente, è rappresentato da coloro che continuano a lavorare in Russia. Julia Sineokaja  li ha chiamati “conformisti passivi”: preferiscono non parlare dell’attualità, si occupano dell’infinita serie di rendiconti a cui li costringe la burocrazia accademica, celebrano anniversari. (https://desk-russie.eu/…/le-jdanovisme-est-de-retour.html)

Un secondo gruppo è costituito da chi si oppone alla guerra in Ucraina e alla repressione in Russia, e per la maggior parte ha lasciato il paese. Nel 2022 sono apparsi interventi su un numero speciale della rivista “Studies in East European Thought” (https://link.springer.com/journal/11212/volumes-and-issues/74-4); nel 2023 è uscito in russo a Berlino, a cura di Nikolaj Plotnikov, un volume dal titolo Di fronte alla catastrofe (https://www.lit-verlag.de/isbn/978-3-643-15317-3). L’Istituto Indipendente di Filosofia (https://independentphilosophers.com/en), presieduto a Parigi dalla stessa Sineokaja, raccoglie oggi più di cento aderenti. Il terzo gruppo è costituito da coloro che si autodefiniscono “i legionari della filosofia patria” nella guerra di civiltà che sarebbe in corso tra la Russia e l’Occidente. Tra i nomi più noti in Europa compaiono l’eurasista Aleksandr Dugin, che per anni ha intrattenuto ottimi rapporti con la destra europea, (https://www.academia.edu/31354029/From_Evola_to_Dugin_The_Neo_Eurasianist_Connection_in_Italy_in_M_Laruelle_ed_Eurasianism_and_the_European_Far_Right_Reshaping_the_Europe_Russia_Relationship_Rowman_and_Co_Lanham_Maryland_London_2015_pp_97_124) e Igor’ Evlampiev, storico della filosofia russa. Entrambi hanno partecipato a un volume collettivo i cui proventi sono destinati a sostenere la guerra. In rete è disponibile una sintesi, in cui si legge che, secondo Dugin, l’Ucraina è divenuta la frontiera “tra due eserciti ontologici, la frontiera tra due vettori fondamentali della storia della civiltà”; con le parole di Evlampiev, di fronte al tramonto dell’Occidente, dove è venuta meno persino la distinzione tra esseri umani e animali, sarebbero proprio “i russi gli unici autentici europei”. (https://dzen.ru/a/ZW7pfsIF-xcrHD2P?experiment=948515)

La “filosofia patriottica” si esprime per lo più attraverso istituti, club, case editrici senza affiliazioni accademiche (ma è comparsa una “Scuola superiore di politica Ivan Il’in” presso la RGGU di Mosca). Fin qui è stato Anatolij Černjaev a rappresentare le posizioni dei “patrioti” nell’Istituto di Filosofia dell’Accademia delle Scienze, l’istituzione più prestigiosa del paese. Il che ha provocato grandi conflitti.

Allontanato una prima volta nel dicembre 2020 per gli scarsi risultati di due suoi progetti di ricerca, un anno più tardi Černjaev è stato nominato Direttore ad interim su indicazione dell’Amministrazione presidenziale con l’intento evidente di riportare all’ordine un istituto che, negli anni, si è aperto sempre di più alla collaborazione con istituzioni occidentali e qualche volta si è mostrato anche esplicitamente in disaccordo con posizioni ideologiche “ufficiali” (per es. https://iphras.ru/cult_polit.htm) La nomina di Černjaev a Direttore ha provocato un’assemblea generale di emergenza che ha votato con una sola astensione la sua rimozione immediata, protestando sia per la scelta di una persona giudicata inadeguata al ruolo, sia per il metodo di imposizione dall’alto (https://iphras.ru/22_12_2021.htm).

Dal febbraio 2022, Černjaev si è subito posizionato tra i più accesi sostenitori dell’”operazione militare speciale”. In filosofia, per riaffermare la “sovranità” della mentalità russa, ha proposto di attaccare le principali roccaforti del nemico occidentale: “l’etica della non violenza, la teoria della guerra giusta, la gender theory, l’etica ecologica, la teoria della globalizzazione, la filosofia analitica, l’estetica del postmodernismo, la teoria del totalitarismo, il multiculturalismo, il postumanesimo”, con un programma di “purificazione” dell’intera disciplina. (https://dzen.ru/a/ZW7pfsIF-xcrHD2P?experiment=948515)

Quando, il 21 dicembre 2023, a Černjaev non è stato rinnovato il contratto triennale con l’Istituto di Filosofia, i patrioti si sono scatenati. È emerso così il nucleo del problema: i “patrioti” emergenti vogliono soppiantare i filosofi che hanno costruito la loro carriera attraverso la partecipazione alla comunità scientifica internazionale. Černjaev è stato esplicito: “C’è stato un periodo in cui qui comandavano le fondazioni occidentali, (…) c’è una generazione che è cresciuta sui grant di Soros. Sono questi i quadri che bisogna ‘rimuovere’”. (https://www.vesti.ru/article/3724435)

Il culmine (finora) della campagna contro l’Istituto di Filosofia è stata la conferenza stampa del 15 gennaio scorso, organizzata nella sede della TASS, dedicata “alla lotta del fronte filosofico patriottico contro l’ossequio servile all’Occidente in filosofia”. Ol’ga Zinov’eva, vedova di A. A. Zinov’ev, il dissidente allontanato dall’URSS negli anni Settanta e rientrato nel 1999, ha definito l’Istituto di Filosofia “una piaga terribile”, “ultimo rifugio di canaglie, traditori, agenti stranieri, disertori, russofobi e estremisti (…), truffatori che imbrogliano il nostro popolo e la leadership del nostro paese”. Zinov’eva ha confessato di aver più volte denunciato collaboratori dell’Istituto, fin dal 2022, ma “a nessuna di queste canaglie è stato torto un capello. Continuano a pubblicare nelle pubblicazioni accademiche, ricevono lo stipendio dallo Stato”. Rivolgendosi direttamente al Presidente, perché adotti “misure urgenti per porre fine al baccanale satanico degli agenti nemici che hanno occupato la sfera ideologica del nostro paese e impediscono al popolo russo di rendersi conto del pericolo che viene dall’Occidente collettivo”, Ol’ga Zinov’eva ha sentenziato: “Il pogrom del pensiero russo è un crimine senza prescrizione.” Per contrastarlo, ha proposto di creare uno speciale comitato per la “certificazione patriottica e civile”, che sottoponga a una “prova di lealtà” tutti i collaboratori dell’Istituto di filosofia, anche con l’applicazione della macchina della verità. Chi non vedesse certificata la propria lealtà dovrebbe essere sottoposto a un non meglio precisato programma di “denazificazione”. (https://novayagazeta.eu/articles/2024/01/16/strashnyi-gnoinik-ili-krasnaia-triapka?fbclid=IwAR1M_upyptXz6OTVAYTWoGeUMLd7CHWpA3z8Ypcv12nCoX6HxnNZ7GO8LDA)

L’attuale Direttore, A.A. Gusejnov, si è limitato a precisare che l’Istituto continua a lavorare secondo i piani del Ministero e che a Černjaev non è stato rinnovato l’incarico per ragioni indipendenti. Ha tuttavia osservato che la motivazione effettiva degli attacchi all’Istituto consiste nella pretesa dei “patrioti” di ottenere finanziamenti statali per il loro “progetto universale su come rendere la Russia più felice”. Quanto al “lealometro” invocato da Ol’ga Zinov’eva, Gusejnov ha commentato: “ottima proposta! Bisognerebbe proprio costruire questo detector e sottoporvi tutta la popolazione. O almeno tutti i filosofi”. (https://pdmnews.ru/34893/)